Credere o non credere agli auguri

Accidit ut Attum, clarae famae haruspicem, ad se rex Priscus arcesseret. Cum temparet illius scentiam...accepto omnine, ipse paucis post diebus est mortuus.

Accadde che il re Prisco aveva chiamato presso di lui Atto, un indovino di celebre fama. tentando la scienza di quell'augure, disse che stava pensando qualcosa ed ordinò che venisse preso l'augurio, per conoscere l'esito di quella cosa.

Quello avendo detto, dopo che fu preso l'augurio, che la cosa si sarebbe avverata, Tarquinio disse di aver pensato che una pietra dura si sarebbe rotta con un coltello: così venne portata una pietra dura nel comizio e mentre il popolo ed il re osservavano fu spaccata dall'aruspice ( la pietra) con il rasoio.

Da ciò avvenne sia che Tarquinio lo considerasse sempre sia che il popolo lo consultasse in merito alle loro faccende. Tiberio Gracco, che fu console e censore, e lo stesso sommo augure uomo saggio e cittadino prestante convocò gli aruspici dopo che furono presi in casa due serpenti. questi avendo risposto che, se avesse lanciato il maschio, la moglie sarebbe morta in breve tempo se avesse lanciato la donna egli stesso sarebbe morto in breve tempo, stabilì che ella stessa sarebbe dovuta morire in età matura, essendo la moglie, figlia di P. l'Africano, a quel tempo ancora nel fiore degli anni;

lanciò la donna e, accettata ogni cosa, egli stesso dopo pochi giorni morì. (By Maria D. ) (da Cicerone)

Testo latino completo

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