Dolore di Cicerone per la morte della figlia Tullia
Quantum tu ipse doleas mortem Tulliolae meae facile ex litteris tuis intellego. Me autem non oratio tua solum et societas... adeptus eram, atque orbitatem filiae.
Comprendo facilmente dalla tua lettera quanto ti addolori la morte della mia Tulliola. Però mi danno conforto non solo la tua orazione e la partecipazione al mio dolore, ma anche la tua forza.
Credo infatti che sia indegno che io mi lamenti piangendo (maereo) tanto a lungo mia disgrazia, che tu, dotato di una così grande saggezza, credi si debba tollerare più leggermente. Ma talvolta sono oppresso e non posso fare a meno di piangere piuttosto sgradevolmente la mia figliola.
Mi vengono meno anche quelle consolazioni che agli altri, in una simile sfortuna, non sono venute a mancare. Infatti sia Quinto Massimo, che ha perso il figlio ex console, sia Lucio Paullo, che in sette giorni ne ha persi due, sia Marco Catone, che ha perso un figlio dotato di grandissimo valore (ablativo di qualità), sono vissuti in situazioni tali che la loro stessa dignità consolava il loro lutto.
Io, in realtà devo dolermi contemporaneamente della perdita di titoli onorifici, che avevo raggiunto con fatiche enormi (o grandissime), e la perdita della figlia.