Due varianti storiografiche sull'incontro fra Enea e Latino
Quaerentes sedes, ab Sicilia classe ad Laurentem agrum tenuere Troiani. Ibi egressi, cum praedam ex agris agerent, ut ii quibus ...
I Troiani, poiché cercavano una patria, si diressero dalla Sicilia con la flotta fino al territorio di Laurento.
Una volta sbarcati in quel luogo, per fare del bottino tra i i campi, Privi com'erano, dopo il loro interminabile peregrinare, di tutto tranne che di armi e di navi, si misero a fare razzie nelle campagne e per questo motivo il re Latino e gli Aborigeni che allora regnavano su quelle terre accorsero armati dalle città e dai campi per respingere l'attacco degli stranieri. Del fatto c'è fama di due versioni. Alcuni tramandano che Latino, vinto in battaglia, fece pace con Enea e che poi strinse con lui legami di parentela.
Altri, invece, che, una volta schieratisi gli eserciti in ordine di battaglia, prima che fosse dato il segnale di inizio, Latino avanzò tra i soldati delle prime file e invitò a un colloquio il comandante degli stranieri. Poi avendo il re domandato che popolo fossero, da dove ovvero per quale evento si fossero allontanati dalla patria e cosa andassero cercando nell'agro di Laurento; quando udì che quella moltitudine di uomini erano Troiani che, sotto il comando di Enea, figlio di Anchise e di Venere, fuggitivi dalle loro case dopo che la loro patria era stata data alle fiamme, cercavano un luogo e una sede per fondare una città, offerta la mano destra, si narra, sancì la fedeltà alla futura amicizia, avendo ammirato la fierezza di quella gente e di quell'uomo e l'animo pronto sia alla guerra che alla pace.