La città di Napoli offre le proprie risorse a Roma

Consules Atilius Fabianus, Geminus Servilius, Minuciano exercitu accepto...

I consoli Attilio Fabiano, Gemino Servilio, preso l'esercito di Minucio, fortificati a tempo debito gli alloggiamenti invernali, poiché c'era una rimanenza dell'autunno (l'autunno volgeva al termine), combatterono la guerra, con le arti di Fabio con la massima concordia tra di loro.

si avvicinavano ad Annibale che era uscito per foraggiare in diversi luoghi opportuni, depredando l'esercito in marcia e sorprendendo coloro che vagabondavano; non giungevano all'esito di tutta quanta la battaglia, che i nemici attaccavano con ogni arte, ed Annibale fu svilito dalla penuria a tal punto che, se non avesse avuto il timore di doversi allontanare con la parvenza di una fuga, avrebbe di nuovo attaccato la Gallia, non abbandonata alcuna speranza di mantenere l'esercito in quei luoghi, se i consoli che seguivano avessero combattuto la guerra con quelle stesse arti.

Dato che l'inverno era ormai d'impedimento fermandosi la guerra presso Geronio, i Napoletani giunsero a Roma come ambasciatori. da costoro furono portati in curia quaranta coppe d'oro di gran valore e parlarono così che dissero di sapere che l'erario del popolo Romano si era esaurito a causa della guerra e che, combattendo allo stesso modo per le città per i campi degli alleati per la città Romana capitale e rocca dell'Italia e per l'impero, i Napoletani pensavano che fosse equo, ciò che fosse stato lasciato d'oro a loro stessi sia per l'ornamento dei templi, sia per il soccorso nelle situazioni più importanti che in tal modo aiutavano il popolo Romano. (By Maria D.)

Versione tratta da Livio