La terribile vita del legionario (I)
Erat in castris Percennius quidam, dux olim theatralium operarum...
Nell'accampamento c'era un tale Percennio, una volta capo dei mercenari teatrali [oggi sarebbero i figuranti, ovvero chi è pagato per applaudire ad uno spettacolo), in seguito soldato semplice, sfrontato di lingua ed esperto a fomentare le folle verso l'impegno teatrale.
Costui, a poco a poco con colloqui notturni o mentre il giorno volgeva a sera, iniziava ad agitare gli animi ignoranti e incerti che si domandavano quale sarebbe stata la condizione dell'esercito dopo Augusto e, quando i migliori di allontanavano, riuniva chiunque [era] peggiore. Infine, poichè erano già pronti (ablativo assoluto) anche altri intermediari della rivolta, come chi tiene un discorso pubblico chiedeva perchè obbedissero a pochi centurioni e tribuni alla maniera dei servi.
Quando avrebbero osato chiedere con insistenza aiuti se non affrontavano (adeo) con le preghiere o con le armi un principe nuovo e fino a quel momento tentennante (part. presente di nuto). Si era peccato (peccatum erat impersonale) per l'apatia da anni sufficienti, poichè i vecchi e la maggior parte continuavano il servizio militare di trenta o quaranta anni con il corpo mutilato dalle ferite (ablativo di qualità). E non c'era per i veterani esisteva una fine. E i congedati non avevano davvero (quidem) il termine della vita militare (dimissis dativo di possesso) ma rimanendo in un (sott. altro) distaccamento tolleravano le stesse fatiche con un altro appellativo.
E addirittura (ac) se qualcuno superava con la vita tante disgrazie (casus, casus 4a declinazione) veniva trascinato in terre ostili (diversas "ostili" sul vocabolario) dove ricevevano al posto dei poderi, l'umidità delle paludi o aree incolte di monti.
(by Vogue)
Versione di Tacito