Una profezia sulla sconfitta di Canne
Marco Aemilio, praetori urbano, senatus in multis urbibus indagationem de antiquis libris vatum mandaverat.... eorum duce, sed etiam acerbam et turpem cladem acceperant.
Il senato aveva affidato il mandato a Marco Emilio, pretore urbano, di fare un'indagine in molte città sugli antichi libri di vati. Egli dopo lunghe indagini e molte fatiche per mare e per terra aveva trovato un libro in cui vi era rinchiusa la profezia di Marco, una volta nobile indovino.
In questa profezia con queste parole era stata predetta la sconfitta di Canne: Fuggi, o Romano, il fiume Ofanto, perchè le genti straniere ti costringeranno a combattere nei campi di Diomede.
Ma tu non mi darai nessuna fede, se prima non avrai bagnato la terra con il tuo sangue e l'acqua del fiume Aufido avrà trasportato dalla fertile terra al vasto mare molte migliaia di tuoi concittadini morti in quel combattimento. Allora i corpi di quelli offriranno cibo a tutti i pesci nel mare, agli uccelli nell'aria, alle bestie e alle fiere sulla terra. Così una volta c'era scritto nel libro di Giove." Questa profezia fu divulgata a Roma dopo la battaglia di Canne ed i cittadini romani, i quali avevano combattuto in quella battaglia seppero che con queste parole veniva annunciato chiaramente il campo presso Canne, dove i Romani non solo erano stati sconfitti dai Cartaginesi e da Annibale, loro comandante, ma avevano ricevuto anche una sconfitta amara e turpe.