Astuta fuga dei barbari
Caesar cum castra muniri iussisset pro vallo legiones instructas collocavit et equites...
Cesare, dopo che ebbe ordinato che l'accampamento fosse fortificato, piazzò le legioni schierate davanti alla trincea, e distribuì i cavalieri nei posti di guardia.
I Bellovaci, poiché non potevano restare più a lungo sul colle senza alcun pericolo, presero una decisione di fuga di tal genere: misero davanti all'esercito alcune fascine di paglia e fuscelli che si erano passati di mano in mano tra loro, là dove erano abituati a fermarsi, e alla fine della giornata, gridato un segnale, le incendiarono nel medesimo luogo, in un unico momento.
Così, la fiamma frapposta nascose all'improvviso tutte le truppe dalla vista dei Romani. Quando ciò avvenne, i barbari scapparono con una corsa forsennata. Cesare, sebbene, a causa dei fuochi, non poteva accorgersi dell'allontanamento dei nemici, presumendo tuttavia che quelli sarebbero fuggiti, fece muovere le legioni e mandò le turme (turme: "squadroni di cavalieri") all'inseguimento.
I cavalieri, però, temevano di penetrare il fumo e la fiamma fittissima, e, se alcuni erano entrati in maniera più ardita, essi scorgevano a stento le teste dei loro cavalli; e così, temendo un agguato, dettero ai Bellovaci libera possibilità di fuga, e quelli, senza alcuna perdita, si rifugiarono in un luogo fortificatissimo.
Versione tratta da: Irzio