Tutti sono attirati dalla gloria e dall'onore
Neque enim est hoc dissimulandum quod obscurari non potest sed prae nobis ferendum...
Inoltre questo non deve essere dissimulato, poiché non può essere celato, ma deve essere mostrato apertamente davanti a noi: siamo tutti trascinati dal desiderio di lode, e tutti i migliori sono guidati in maniera particolare dalla gloria.
Persino i grandi filosofi mettono il loro nome anche in quei libretti nei quali disprezzano la celebrazione e la gloria: in quello stesso punto nel quale disprezzano la celebrazione e la gloria, vogliono essere celebrati ed essere nominati.
Anche Decimo Bruto, un uomo e un comandate supremo grandissimo, abbellì con le poesie di Accio, suo grandissimo amico, gli ingressi dei suoi templi e dei suoi monumenti. E poi, quel grand'uomo che combatté con gli Etoli – Fulvio – non esitò a dedicare alle Muse il denaro ricavato dalla vendita del bottino di Marte.
Per questa ragione, in quella città nella quale i comandanti supremi ancora armati hanno rispettato il nome dei poeti e i santuari delle Muse, (in quella città) i giudici togati non devono essere indifferenti all'onore delle Muse, e alla salvezza dei poeti.
Versione tratta da: Cicerone