Un furto su commissione fortunosamente fallito
Dolabella Delum venit. Ibi ex fano Apollinis religiosissimo noctu clam eripuit signa pulcherrima atque antiquissima...
Dolabella giunse a Delo. In quel luogo, di notte, sottrasse di nascosto dal santissimo tempio di Apollo delle statue bellissime ed antichissime, e ordinò che quelle venissero messe sulla sua nave da carico.
Il giorno seguente, gli abitanti, dopo aver visto il santuario depredato, sopportavano ciò di mal animo; presso di loro, infatti, la venerazione e l'antichità di quel santuario è così grande che pensano che in quel luogo sia stato generato Apollo in persona.
Tuttavia non proferivano parola, affinché quel fatto non riguardasse forse proprio Dolabella. A quel punto, all'improvviso, si scatenarono enormi tempeste, in maniera che Dolabella non soltanto non poteva far salpare la nave, ma a stento poteva restar fermo nella città: onde a tal punto grandi si abbattevano.
E così, quella nave di codesto brigante, carica di statue devozionali, spintonata e sbatacchiata dal mare, va in pezzi; le famose statue di Apollo vengono ritrovate sulle spiagge; per ordine di Dolabella vengono riposte nel santuario. La tempesta si placa, Dolabella fa salpare la nave da Delo.
Versione tratta da: Cicerone