Una squallida morte
Capta Urbe Vitellius per aversam partem Palatii domum uxoris sellula defertur...
Dopo che Roma è stata conquistata, Vitellio, per un'uscita posteriore del Palazzo, viene portato in lettiga a casa della moglie.
Infatti sperava di potersi rifugiare a Terracina, presso le coorti e il fratello, se grazie ad un nascondiglio avesse potuto scampare alla giornata. Poi, per volubilità di indole, ritornò di nuovo nel Palazzo, enorme e disabitato dopo che anche gli schiavi di rango più basso erano scappati portando via tutte le cose. La solitudine e i luoghi silenziosi lo spaventano; esplora le stanze, si terrorizza a causa dei luoghi vuoti: alla fine, stanco del triste vagabondare, viene catturato da Giulio Placido, un tribuno di coorte.
Veniva portato via con le mani legate dietro la schiena e la veste strappata, mentre molti lo ingiuriavano, e nessuno piangeva: la vergogna della fine aveva spazzato via la compassione.
Per mezzo dei coltelli costringevano Vitellio ora a sollevare il volto e ad offrirlo alle offese, ora a osservare le sue statue che cadevano. Tramandano che venne spinto fino alle scale Gemonie, e che cadde sotto i colpi infertigli.
Versione tratta da: Tacito