Il dono di Eolo: I compagni aprono l'otre dei venti

Iam Ulixis navis levi flatu mota  Ithacam versus navigabat, iam montium cacumina domorumque tecta apparebant...

Ulisse già navigava verso Itaca con la nave spinta da un lieve soffio del vento, già apparivano le cime dei monti e i tetti delle case, già, si scorgevano il golfo ed il piccolo porto di Itaca, quando i compagni di Ulisse invidiosi e curiosi aprirono l'otre e suscitarono l'ira di Eolo.

Infatti Eolo, a cui tutti i venti obbedivano, adirato, liberò dall'otre tutti i venti impetuosissimi; subito tutti i venti proruppero e furiosamente (perflo) soffiarono sopra il mare a lungo e abbondantemente.

Euro, Noto, Africo e Borea sferzavano le distese del mare, sollevavano enormi onde e avanzano verso i litorali; le nubi spinte dal soffio del vento, sottraggono dagli occhi dei marinai la luce del sole, la notte scura incombe sul mare. Crepita il fragore dei tuoni, lampeggia il cielo per i fulmini.

Ulisse e i suoi compagni hanno le membra intirizzite, presagiscono la prossima rovina, desiderano da lontano le case, le madri, le mogli e i figli. ma la tempesta fischia e si accanisce contro (di loro) e la corrente (li) porta via verso gli astri.

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