Immortalità dell'anima secondo Ciro - Latina Lectio - Versione di Cicerone
Immortalità dell'anima secondo Ciro versione latino Cicerone Versione dal libro Latina lectio
Nolite arbitrari, O mihi carissimi filii, me, cum a vobis discessero, nusquam aut nullum fore....
"Non crediate, miei carissimi figli, che io, una volta dipartito da voi, non sarò in nessun luogo o non sarò più nulla.
Infatti, finquando stavo in mezzo a voi, non vedevate la mia anima, ma capivate dalle cose che facevo che essa si trovava in questo corpo; dunque dovrete credere che essa stessa esista, anche se non vedrete nulla. E in verità non perdurerebbero dopo la morte le onoranze verso gli uomini illustri, se le loro stesse anime non facessero niente per farci conservare più a lungo il loro ricordo. Io, poi, non sono mai riuscito a convincermi che le anime, fino a quando risiedono nei corpi mortali, siano vive, mentre quando si dipartono da essi, muoiano, né in verità che l'anima allora diventa priva di senno quando evade da un corpo privo di senno, ma che allora diventa sapiente quando, liberata da ogni mescolanza col corpo, inizia a divenire pura ed integra. E ancora, quando la natura dell'uomo viene disfatta dalla morte, è chiaro dove va a finire ciascuno degli altri costituenti: vanno a finire tutti lì dove hanno avuto origine; soltanto l'anima, invece, non appare né quando è presente né quando è dipartita.
Soltanto l'anima, invece, non appare né quando è presente né quando è dipartita. Inoltre vedete che nulla è tanto simile alla morte quanto il sonno; e le anime di coloro che dormono mostrano massimamente la propria natura divina: infatti quando sono rilassate e libere riescono a prevedere molte cose future. _