Admiratio famaque Archiae poetae haud parvi ingenii in nonnullis Asiae regionibus cunctaque ...

La reputazione e la notorietà di Archia, poeta di talento non piccolo, erano grandi in molte regioni dell'Asia, e in tutta la Grecia.

All'epoca l'Italia era piena di arti e di dottrine Greche, ed anche nel Lazio venivano praticati studi in grande quantità, e, qui a Roma, per via della tranquillità della città, non venivano trascurati. E perciò, sia i Tarentini, sia i Reggini, sia i Napoletani fecero dono ad Archia della cittadinanza e di tutti gli altri premi, perché è una cosa caratteristica di un grande poeta. E gli uomini che avevano la capacità di valutare i talenti, lo ritennero degno di conoscenza e di ospitalità.

Noto per l'enorme diffusione della fama, giunse a Roma. Immediatamente i Luculli invitarono nella loro casa Archia, rivestito della toga pretesta. Era simpatico a Metello Numidico e al figlio Pio, veniva ascoltato da M. Emilio; viveva con Q. Catulo padre e Q. Catulo (suo) figlio; veniva frequentato da L. Crasso, manteneva affezionata con un'abituale frequentazione tutta la casata degli Ortensi, e inoltre i Luculli, e Druso, e gli Ottavi, e Catone, e godeva di grande rispetto.

Intanto si recò in Sicilia insieme a M. Lucullo, dopo pochi mesi andò via dalla provincia con Lucullo e giunse ad Eraclea, che era una città dai pieni diritti e alleata; Archia, che era ritenuto degno del diritto di cittadinanza, a qual punto ottenne, grazie all'autorevolezza e al favore di Lucullo, la cittadinanza dagli abitanti di Eraclea.

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