Alessandro rincuora i soldati durante la spedizione in Italia

Alexander ad contionem milites vocavit et ad hunc maxime modum disserunt …

Alessandro chiamò i soldati per un'assemblea e disse all'incirca così: Sono testimoni dell'imbattuta potenza dei Macedoni contro la moltitudine il fiume Granico la Cilicia, sommersa dal sangue dei Persiani, ed Arbela, le campagne della quale furono da noi disseminate delle ossa dei vinti.

Mentre navigavamo attraverso l'Ellesponto, avremmo dovuto preoccuparci della nostra scarsezza di numero: ora gli Sciti ci seguono, le truppe ausiliarie battriane sono a disposizione, i Dahai e i Sogdiani militano nelle nostre fila (lett. : "fra di noi"). Eppure non ho fiducia in quella massa di gente: ammiro le vostre forze, tengo il vostro valore come garanzia e pegno delle imprese che sono in procinto di compiere.

Finché starò sul campo di battaglia insieme a voi, non conto né il mio (meum) esercito, né quello dei nemici. Voi, ora, rivolgete verso di me animi colmi di ardore e di fiducia! Non ci troviamo alla soglia delle nostre imprese e fatiche, ma al termine. Siamo giunti fino all'Oriente e all'Oceano; da qui ritorneremo in patria vittoriosi.

I vantaggi sono maggiori dei rischi: la regione è ricca e innocua. Perciò, non vi guido tanto verso la gloria, quanto verso il bottino. Per voi e la vostra gloria, con cui vi elevate al di sopra della condizione umana, e per miei meriti nei vostri confronti, e per i vostri nei miei, in virtù dei quali lottiamo indomiti, vi prego, combattete vigorosamente e valorosamente!

Versione tratta da: Curzio Rufo

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