Ero e Leandro (I)

Leander Abydenus pulcher puer erat et Heron, pulchram puellam, vehementer amabat...

Leandro era un bel fanciullo di Abido, ed amava intensamente Ero, bella fanciulla. Il fanciullo e la fanciulla erano separati dall'Ellesponto, un stretto golfo di mare tra Sesto e Abido: infatti Leandro abitava ad Abido, Ero invece viveva a Sesto, sulla costa della Tracia.

Leandro desiderava essere a portata di mano per la fanciulla, ma il mare era burrascoso e le onde erano torbide a causa dei venti.

Leandro sedeva su uno scoglio e guardava, triste, le vicine coste della Tracia. Per tre volte il fanciullo appoggia il vestito sulla sabbia asciutta, e per tre volte, nudo, si tuffa nel mare, ma il mare rigonfio si oppone a Leandro. La Borea, un vento non dolce, si accanisce contro il povero Leandro.

Così Leandro supplica Eolo, il dio dei venti, e chiede la fine della tempesta, ma il crudele Eolo non ascolta il fanciullo sventurato: il mare viene sempre sconvolto dal vento impetuoso.

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