Fabio rinnova le abitudini dell'esercito romano
Inizio: Cum magnum bellum immineret, Fine: esse itinera ac mutationes locorum
Appropinquandosi una grande guerra, tutti i giovani della città accorrevano dal console Fabio e gli davano il nome, molti infatti desideravano prestare la leva militare sotto quel comandante.
Il console, circondato da così tanto disordine, parlò così: «Ho intenzione di arruolare e portare con me solo quattromila fanti e seicento cavalieri: preferisco condurre tutti ricchi a Roma, piuttosto che fare guerra con molti soldati». Partito con un esercito adatto verso la città di Aharna, da dove i nemici non erano molto lontani, Fabio proseguì verso l'accampamento del pretore Appio. Poche miglia al di qua si imbatterono in lui dei raccoglitori di legna assieme ad una scorta, i quali, quando videro che i littori avanzavano e vennero a sapere che il console era Fabio, felici e gioiosi resero grazie al popolo romano e agli dei per aver mandato loro quel comandante.
Mentre salutavano il console, dopo averlo attorniato, Fabio chiese dove si dirigessero e a quelli, che rispondevano che andavano nei boschi per far legna, il console disse: «Non avete forse un accampamento cinto con una palizzata?». Essendo stato gridato in risposta a ciò da un vallo e da un fossato e che tuttavia erano in grande timore, Fabio così rispose: «Avete già abbastanza legna: tornate all'accampamento e abbattete la palizzata». Quelli tornarono all'accampamento e dissero agli altri soldati ciò che Fabio aveva ordinato di fare. Il giorno dopo si levarono le tende e il pretore Appio fu rispedito a Roma;
da quel momento i Romani non ebbero un accampamento stabile da nessuna parte: infatti non ignoravano quanto fosse utile che l'esercito stesse accampato in un solo luogo, ma ritenevano che per i soldati fossero più utili gli spostamenti e i cambiamenti di luoghi.