Fabula docet

Amittit merito proprium qui alienum petiturus est...

Perde giustamente ciò che è suo colui che ha intenzione di cercare ciò che è altrui. Un cagnolino trasportava lungo un fiume il suo cibo, trattenuto con la bocca.

Vede nello specchio delle acque la propria immagine e considera: Ecco che un'altra preda viene trasportata da un altro cagnolino, la ruberò senz'altro. Tuttavia il cagnolino avido, ingannato, non solo non riuscì a toccare l'altra preda, ma, per giunta, lasciava cadere nelle acque il suo cibo. Dio l'Altissimo metteva sopra agli uomini due bisacce: metteva quella piena dei propri difetti dietro le spalle, sospendeva davanti al petto la bisaccia piena dei vizi altrui.

Per questa ragione, non vedremo i nostri difetti, ma unicamente quelli altrui e li castigheremo.

Una piccola volpe desiderosa di cibo aveva intenzione di raggiungere dell'uva su una vigna alta, e saltava con il massimo impegno. Ma non riuscì a toccare l'uva, per cui, si allontanava ed esclamava: ancora non è matura, certamente non la mangerò acerba!

Versione tratta da: Fedro

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