I Galli Senoni attaccano Roma

Galli Senones, gens natura ferox, moribus incondita, ad hoc corporum mole, perinde armis ingentibus, omni genere...

I Galli Senoni, popolazione dalla natura feroce, dai costumi rozzi, inoltre dalla gigantesca mole dei corpi così come delle armi, furono temibili (lett. : "fu temibile") sotto ogni aspetto.

Questi, partiti un tempo in grandissima schiera dai remoti confini della terra, si stabilirono tra le Alpi e il Po. Successivamente assediarono la città di Chiusi. I Romani intervennero in difesa degli alleati e dei confederati; vennero mandati ambasciatori, conformemente all'usanza. I barbari, però, si comportarono in maniera troppo arrogante, e quindi esplose il conflitto.

I Galli marciarono dunque alla volta Roma. Il console Fabio accorse, con l'esercito, al fiume Allia. La disfatta fu piuttosto rovinosa. L'esercito romano venne sbaragliato. I nemici si avvicinavano ormai alle mura di Roma. Non c'era nessuna guarnigione. A quel punto i più anziani, che avevano rivestito importantissime cariche, si riuniscono nel foro, là si consacrano agli dei Mani e, ritornati immediatamente alle proprie case, così nelle trabee (toghe di porpora) e in abito elegantissimo com'erano, siedono sulle sedie curuli.

I Pontefici ed i Flamini scappano a Veio. La gioventù occupa invece la rocca sul monte Campidoglio. I Galli, nel frattempo, giungono a Roma e invadono la città indifesa. Massacrano quindi gli anziani in toga pretesta che siedono sulle loro sedie curuli, lanciano fiaccole sui tetti e mettono a ferro e fuoco l'intera città.

Versione tratta da: Floro

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