Il saccheggio di Persepoli

Alexander, Macedonum rex, in Persepolim urbem, sedem veterum Persidis regum, phalangem inducit...

Alessandro, re dei Macedoni, fa entrare una falange nella città di Persepoli, sede degli antichi sovrani Persiani.

La maggior parte dei barbari aveva disertato la città e, sconvolti dalla paura, si erano dileguati. Il re aveva in parte conquistato, in parte aveva accolto sotto la propria tutela molte città, traboccanti di opulenza regale, ma le ricchezze di Persepoli superarono tutte quelle precedenti. Nella città, i barbari avevano ammassato le ricchezze dell'intera Persia: la città era traboccante d'oro e d'argento, colma di vesti pregiate e di suppellettili realizzate non per utilizzo, ma per esibizione del lusso.

Nella città presa, non si scatenò solamente la cupidigia, ma anche la crudeltà: i soldati, sovraccarichi di oro e di argento, massacravano i corpi sviliti dei prigionieri. Molti precedettero con una morte intenzionale la mano dei nemici, gettandosi, vestiti con una veste pregiata, a capofitto dalle mura insieme alle mogli ed ai figli.

Alcuni avevano appiccato il fuoco alle case, e furono arsi vivi insieme ai propri cari. I Macedoni razziarono ogni cosa e, carichi di bottino, trasportarono il tesoro regale per mezzo di bestie da soma e di cammelli.

Versione tratta da: Curzio Rufo

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