L'imperatore Giuliano

Constantius princeps et Augustus, postquam multa oppida barbari expugnaverunt, alia obsederunt, Iulianum Caesarem ad Gallias...

Costanzo, imperatore e Augusto, dopo che i barbari conquistarono numerose città e ne assediarono altre, inviò nelle Gallie il proprio cugino, il Cesare Giuliano.

Truppe smisurate di Alemanni furono annientate da Giuliano con truppe modeste presso Strasburgo, città della Gallia, il nobilissimo re fu catturato, le Gallie furono ripristinate. Successivamente, per mezzo di Giuliano, contro i barbari furono compiute moltissime grandi imprese, i Germani vennero cacciati al di là del Reno e fu restaurato il dominio romano nei suoi confini. E non molto tempo dopo, col consenso dei soldati, Giuliano fu proclamato imperatore, e partì alla volta dell'Illirico mentre Costanzo era occupato nelle operazioni contro i Parti. Costanzo, dedicatosi alla guerra civile, incontrò la morte nella marcia tra la Cilicia e la Cappadocia.

Fu un uomo di straordinaria tranquillità, mite, eccessivamente fiducioso negli amici e nei familiari, presto anche troppo devoto alle mogli, inoltre arricchitore dei familiari, alquanto propenso al rigore. Da questo momento Giuliano prese il potere e fece guerra ai Parti con enormi preparativi. Accolse la resa di città e fortezze dei Persiani, oppure li espugnò con la forza e, saccheggiata l'Assiria, tenne per un certo tempo accampamento stabile presso Ctesifonte. E, tornando vittorioso, venne ucciso da mano nemica mentre, in maniera piuttosto incauta, prendeva parte ai combattimenti. Fu un uomo eccellente e piuttosto moderato, estremamente erudito nelle arti liberali.

Ancor più colto dei Greci, di smisurata e pronta eloquenza, di saldissima memoria, piuttosto vicino ai filosofi in numerose norma di vita. Generoso nei confronti degli amici, ma meno diligente di quanto sarebbe convenuto ad un imperatore così importante. Molto equo nei confronti degli abitanti delle province, e repressore delle imposte. Affabile verso tutti, ebbe scarsa cura dell'erario, bramoso di gloria, persecutore in maniera eccessiva della religione cristiana.

Versione tratta da: Eutropio

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