La moralità di Roma è in crisi

Postquam divitiae honori esse coeperunt et divitias gloria, imperium, potentia sequebantur, hebescebat virtus, paupertas probro habebatur, innocentia pro malevolentia ducebatur...

Dopo che la ricchezza cominciò ad essere (motivo di) onore e la gloria, il potere e l'autorità cominciarono a seguirla, la virtù si infiacchiva, l'indigenza era considerata come una vergogna, la moralità era ritenuta malevolenza.

Perciò, (originati) dalla ricchezza, l'amore per il lusso e la cupidigia invasero la gioventù, insieme alla presunzione: i giovani rapinavano, sperperavano, bramavano i beni degli altri, non praticavano mai la discrezione e il pudore; le cose umane e quelle divine erano indistinte.

Vale la pena, quando avrai visto le abitazionie le ville edificate alla maniera di città, andare a visitare i templi degli dei, che hanno costruito i nostri avi, uomini pii. I nostri antenatiperò decoravano i santuari degli dei con la pietà, e le proprie abitazioni con la gloria. Oggi, al contrario, i Romani, uomini vili, per estrema scelleratezza portano via i beni agli alleati. Sono stati spianati monti, sono stati interrati mari da molti privati cittadini per i quali la ricchezza è come un gioco.

Ma si era diffusa la smania di adulterio e di gozzoviglia: la gioventù, una volta che la ricchezza del padre era venuta a mancare, era indotta ai delitti e alla disonestà: difficilmente l'animo resisteva ai piaceri.

Versione tratta da: Sallustio

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