La morte di Catilina

Petreius legatus consulis Antonii missus contra Catilinarios exploravit loca et tuba proelii signum...

Petreio, un luogotenente del console Antonio, inviato contro i Catilinari, perlustrò i luoghi e, con la tromba, dette il segnale di battaglia, e così le coorti furono spinte, poco alla volta, ad avanzare.

Si giunse in quel punto da dove la battaglia veniva ingaggiata dai soldati armati alla leggera; cozzarono in formazione di combattimento con il più grande schiamazzo; misero da parte i giavellotti, e la battaglia fu combattuta con le spade. I veterani oppongono resistenza senza spaventarsi (lett. : "non intimoriti"): si lotta con grande impegno.

Intanto, Catilina si trovava insieme ai soldati armati alla leggera, andava in aiuto agli stanchi, faceva venire i (soldati) illesi al posto dei feriti; combatté molto egli stesso, ferì spesso il nemico; i soldati valorosi obbedirono ai doveri del buon comandante. Quando Petreio vide Catilina, fece entrare la coorte pretoria nel mezzo dei nemici, e uccise i soldati scompigliati.

Poi, da ambedue i lati, fece un assalto contro tutti gli altri. Manlio e Fiesolano, i comandanti dei soldati, fedeli a Catilina, morirono. Catilina, sbaragliato, e lasciato con pochi amici, memore della sua discendenza e della sua antica posizione sociale, si lanciò contro i nemici fitti, e venne abbattuto nello scontro.

Versione tratta da: Sallustio

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