La volpe e il corvo

Sera poenitentia dat poenas vir qui se laudari gaudet verbis subdolis...

L'uomo che si compiace di essere elogiato con parole subdole sconta la pena per mezzo di un pentimento tardivo.

Un corvo sedeva su un alto albero, e, per molte ore, mangiucchiava oziosamente un pezzo di formaggio sottratto da una finestra. Una volpe, la cui astuzia era nota, vide il corvo, desiderò il formaggio, e si avvicinò all'albero. E così, con parole dolci, mise alla prova il corvo, e disse: O corvo, nessun uccello ha mai superato la tua piacevolezza e la tua bellezza.

Infatti, o re dei volatili, tu vinci gli altri uccelli in bellezza. Io davvero elogio non soltanto la brillantezza delle tue piume, ma anche l'eleganza del tuo corpo, ma disprezzo la tua voce, non degna di una bellezza tanto grande. Allora il corvo sciocco, gonfiato dalle parole della piccola volpe astuta, aprì il becco ed esibì la voce; ma lasciò cadere il pezzo di formaggio che teneva nella bocca.

La volpe ingannatrice immediatamente l'afferrò con la bocca avida e lo divorò. Allora, alla fine, il corvo, raggirato, si rammaricò. Che cosa insegna la favola? Gli uomini si fidano eccessivamente delle parole di un uomo invidioso, e l'intelligenza vince sempre.

Versione tratta da: Fedro

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