Le città marittime sono esposte alla corruzione

Est maritimis urbibus corruptela ac demutatio morum...

La corruzione e l'alterazione dei costumi è propria delle città di mare; si mescolano infatti con altri idiomi e condotte di vita, e non vengono importate soltanto merci estere, ma anche costumi esteri: pertanto, niente rimane incorrotto nelle tradizioni degli antenati.

Ormai coloro che abitano nelle città marittime non rimangono stabili nelle loro dimore, ma, incostanti, sono sempre trascinati via lontano da casa dall'immaginazione e, anche quando con il corpo restano, tuttavia con l'animo vanno in esilio, e vagano. I Cartaginesi e i Corinzi desideravano commerciare e navigare: abbandonarono perciò la pratica dei campi e delle armi. Questa inclinazione ai viaggi e alla dispersione dei cittadini, alla fine, mandò in rovina Cartagine e Corinto.

Anche molti inviti alla dissolutezza, dannosi per le città, che vengono o accolti o importati, sono forniti in abbondanza dal mare; ed anche la piacevolezza delle località contiene numerose tentazioni dei desideri, vuoi lussuose vuoi oziose. Il Peloponneso si trova quasi per intero sul mare. Le isole greche nuotano circondate dai flutti, ed errano assieme agli ordinamenti e ai costumi.

Le colonie, perfino, che dai Greci vennero fondate in Asia, in Tracia, in Sicilia, in Africa – fuorché la sola Magnesia, sono bagnate dal mare. I vizi delle città marittime sono le cause dei mali e dei mutamenti della Grecia.

Versione tratta da: Cicerone

Qui - trovi l'analisi grammaticale della versione originale di Cicerone (video)

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