Non possiamo opporci al destino

Silvas Tartessiorum in quibus Titanes bellum adversus deos gesserunt incoluere...

I Cureti abitarono le foreste dei Tartessi, nelle quali i Titani combatterono la guerra contro gli dèi, e il re di costoro, per primo, scoprì il modo di raccogliere il miele.

Il re, al quale nacque un nipote dallo stupro della figlia, per vergogna dell'infamia tentò di uccidere il piccolino con diversi attentati; ma, salvato dalla sorte, alla fine giunse al potere, grazie alla pietà di tanti pericoli. Infatti, come prima cosa, il re abbandonò il fanciullo, ma poi veniva ritrovato nutrito da vario latte di animali selvatici.

Quindi riportò il fanciullo a casa, e lo gettò ai cani, precedentemente digiuni e tormentati dalla fame. Ma i cani, non soltanto non uccisero il piccolino, ma anzi, lo nutrirono con le mammelle; il nonno malvagio, alla fine, lo gettò nell'Oceano. Allora, apertamente per una chiara volontà divina, non veniva portato via dalle onde, ma veniva lasciato sulla spiaggia, e non molto dopo arrivò una cerva, che offrì le mammelle al piccolino.

E, tra le mandrie dei cervi, il fanciullo attraversò per lungo tempo le foreste. Alla fine, catturato con un cappio, viene offerto al re. Allora, (quello, il re), per via della somiglianza dei lineamenti e per i tratti del corpo, riconobbe il nipote e lo nominò successore del regno.

Versione tratta da: Giustino

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