Un brutto caso di corruzione giudiziaria
Dico C. Aelio Staieno iudici pecuniam grandem ad corrumpendum iudicium datam esse. Num quis negat?... nam illo absoluto pecuniam aut iudicibus dispertiendam aut ipsi esse reddendam; damnato autem neminem repetiturum esse
Io dico che al giudice C. Elio Staieno è stato offerto molto denaro per corrompere il processo.
Forse qualcuno dice di no? Dunque in quale modo, sono (andate) questi fatti? Giudici, andrò un poco più indietro, , e rivelerò tutte quelle cose che sono state celate in una lunga incertezza perché le distinguiate con gli occhi. Di certo nulla da me verrà riferito che non sia degno di questa riunione e di questo silenzio, degno dei vostri interessi e delle vostre orecchie. Infatti, non appena Oppianico sospettò il proprio rischio stabilì immediatamente un rapporto d'amicizia con Staieno, uomo proletario, audace, abile nell'alterare i processi, inoltre a quel tempo un giudice.
E dapprima era riuscito soltanto con doni e favori a procurarsi la sua amicizia in modo più audace di quanto richiedesse la lealtà di un giudice. Poi però ritenne di dover correre in soccorso della sua salvezza con rimedi più efficaci. Andò allora a domandare aiuto a Staieno per la sua persona e per i suoi possedimenti, come ad un uomo molto acuto nell'inventare, molto impudente nell'osare, molto crudele nell'ottenere. Infatti o giudici non ignorate, (ovvero) che anche gli animali, spinti dalla fame, in genere fanno ritorno nel luogo in cui hanno mangiato qualche volta.
Ma ricevuto il denaro, l'uomo assai corrotto ritenne subito che nulla fosse più vantaggioso per sé che Oppianico fosse condannato: assolto quello infatti, avrebbe dovuto distribuire il denaro ai giudici o restituirlo allo stesso; contriamente, (se) condannato, non l'avrebbe reclamato nessuno.