Un processo ingiusto

Coniurationis in contione Alcibiades dux Athenarum militum ab inimicis accusabatur sed...

Durante l'assemblea, Alcibiade, il comandante dei soldati di Atene, veniva accusato di tradimento (lett. : "veniva accusato di congiura, di aver congiurato") dagli avversari, tuttavia il momento della guerra incombeva, infatti Atene aveva organizzato una guerra contro Siracusa.

Alcibiade giunse in Sicilia a primavera; in estate, ad Atene, venne intentato un processo contro di lui, e il comandante venne accusato persino di empietà. Quindi venne inviato un messaggero da Atene in Sicilia, e, in merito al processo, (egli) parlò così ad Alcibiade: Ora è necessario questo: torna ad Atene e difendi te stesso.

Il comandante obbedì al messaggero, e salì sulla triremi che il popolo aveva mandato a prelevarlo. Tuttavia egli fece molte riflessioni in merito alla sfrenata dissolutezza dei suoi concittadini, e alla ferocia contro gli uomini giusti, e le riflessioni provocarono nell'animo di lui la decisione della fuga. Dalla nave venne trasportato a Turi, si divincolò dalle guardie, e poi si trasferì a Sparta. Lì, come Alcibiade aveva l'abitudine di ripetere, (egli) non fece una guerra contro la patria, bensì contro i suoi avversari, che erano nemici anche della cittadinanza.

E così, su consiglio di Alcibiade, gli Spartani strinsero un'alleanza con il re Perse, poi fortificarono Decelea, in Attica, e, da una postazione militare permanente collocata in quel luogo, tennero sotto assedio Atene. Per questo motivo, ad Atene, Alcibiade vende condannato alla pena capitale.

Versione tratta da: Cornelio Nepote

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