Chi ha paura delle eclissi

Memini me admodum adulescentulo cum pater in Macedonia consul esset ...

Mi ricordo che, quando io ero pressappoco un giovincello, mentre mio padre si trovava in Macedonia come console, ed eravamo nell'accampamento, l'esercito veniva sconvolto dalla superstizione e dal timore, poiché, durante una notte serena, la luna, candida e piena, era all'improvviso venuta a mancare.

Allora egli non esitò a spiegare, il giorno seguente, davanti a tutti, che non c'era nessun prodigio, e che ciò era avvenuto allora, e sarebbe accaduto sempre in precisi momenti, perché il sole si era collocato in maniera tale che, con la sua luce, non riusciva a raggiungere la luna.

Anche durante quella enorme guerra che gli Ateniesi e gli Spartani fecero tra loro con il massimo accanimento, quel grande Pericle, leader della sua città sia per autorevolezza, sia per eloquenza, sia per assennatezza, poiché, oscuratosi il sole, si era fatto buio, e immediatamente uno straordinario timore aveva pervaso gli animi degli Ateniesi, si dice che spiegò ai suoi concittadini una cosa che egli a sua volta aveva appreso da Anassagora, del quale era stato scolaro:

che quel fenomeno avveniva in un momento preciso e inevitabile, dal momento che l'intera luna si era collocata alle spalle del globo del sole, e che, pertanto, ciò non poteva che accadere, se non ad ogni novilunio, comunque in preciso momento tra una fase lunare e l'altra.

Versione tratta da: Cicerone

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