Cicerone esorta Catilina a lasciare Roma

Quid est? Num dubitas id me imperante facere quod iam tua sponte faciebas? Exire ex urbe iubet consul hostem ...

O Catilina, che c'è? Forse esiti a fare sotto il mio comando ciò che già facevi di tua spontanea volontà?

Il console ordina che il nemico esca da Roma. Chiedimelo: forse in esilio? Non lo ordino, ma se mi consulti, (te) lo consiglio. Cosa c'è, infatti, o Catilina, che ormai ti possa divertire in questa città? In essa non c'è nessuno, al di fuori di questa cospirazione di uomini rovinati, che non ti tema, nessuno che non ti abbia in odio. Quale onta delle questioni private non si è attaccata alla tua reputazione?

Quale bramosìa è mai mancata dai tuoi occhi, quale crimine (è mai mancato) dalle tue mani, quale scelleratezza dal tuo corpo intero? A quale giovane, che tu abbia adescato per mezzo delle sconcezze delle depravazioni, non hai presentato una spada per un atto temerario o la fiaccola per un atto dissoluto? Cosa davvero? Poco tempo fa, poiché hai sgomberato lo spazio per le nuove nozze con la morte della moglie precedente, non hai aggiunto questo misfatto anche ad un altro incredibile misfatto?

Una cosa che tralascio, e sopporto facilmente di star zitto, affinché non sembri che in questa città abbia avuto luogo o sia rimasta impunita la disumanità di un delitto tanto grande.

Versione tratta da: Cicerone

Alla scoperta del testo

Chi era Catilina?
Cosa fu la congiura di Catilina?
Chi sventò la congiura di Catilina?
Quanto era estesa la congiura di Catilina?
Quali prove apporta Cicerone contro Catilina?

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