Dal discorso di Catilina ai congiurati

Exercitus hostium duo unus ab urbe alter a Gallia obstant; fiutius in his locis esse si maxime animus ferat frumenti atque aliarum …

Si oppongono due eserciti dei nemici, uno da Roma, il secondo dalla Gallia; il bisogno di grano e delle altre cose impedisce che si stia più a lungo in questi luoghi, anche se l’animo lo sopporti perfettamente; dovunque si vuole andare, la strada va aperta per mezzo della spada.

Per questa ragione vi invito ad essere di animo forte e preparato, e, quando entrerete in battaglia, ricordate che nelle vostre mani destre voi avete la ricchezza, l’onore, la gloria e inoltre la libertà e la patria. Se vinciamo, per noi tutte le cose saranno assicurate: vettovaglie in abbondanza, i municipi e le colonie saranno spalancati;

se ci saremo arresi per paura, quelle medesime cose ci saranno contrarie, e né un luogo, né un alcun amico proteggerà colui che non avranno protetto le armi. Per giunta, o soldati, su di noi e su di loro non incombe la medesima necessità: noi lottiamo in difesa della patria, della libertà, della vita; per loro è superfluo combattere in difesa del potere di pochi. Per cui attaccate molto audacemente, memori dell’antico valore. Vi è stato concesso ditrascorrere la vecchiaia in esilio con enorme disonore; in molti, una volta perduti gli averi, avete potuto attendere a Roma gli aiuti altrui: poiché quelle cose sembravano disonorevoli e intollerabili per degli uomini, avete deciso di affrontare queste circostanze.

Se volete uscire dalla guerra, c’è bisogno di coraggio: mai nessuno, se non un vincitore, ha trasformato una guerra in una pace.

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