Eroismo di tre Fabi.

Si combatteva a lungo e aspramente tra Veienti e Romani. Tra i nobili la stirpe Fabia era di esempio per i concittadini.

Tra questi Q. Fabio, il quale era stato console due anni prima, che un feroce Tusco trafisse nel petto con la spada, mentre in qualità di capo irrompeva nella mischia dei Veienti. Rimossa la spada Fabio cade a terra a causa della ferita. L'esercito Romano si accorse della morte di quell'unico uomo e perdeva terreno, quando il console M. Fabio scavalcò il cadavere del fratello che giaceva (a terra), e dopo aver opposto lo scudo, disse: "Avete forse giurato questo, oh soldati, che sareste ritornati nell'accampamento con una fuga vergognosa?

Temete di più i nemici estremamente codardi che Giove e Marte in nome dei quali avete giurato? Ma io o tornerò vincitore oppure cadrò lottando qui vicino a te, oh Q. Fabio". Allora Cesone Fabio, fratello di quello e console dell'anno precedente, disse al console M. Fabio: "Oh fratello, credi che con codeste parole tu otterrai che i soldati riprendano la battaglia?

Lo otterranno gli déi in nome dei quali hanno giurato. E noi, come è degno del nome dei Fabi, sproniamo l'animo dei soldati, piuttosto con il valore che con le parole". Così, i due Fabi con le lance sguainate si precipitano in prima linea, e trascinarono con sé l'intero esercito.

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