Gli Eburoni attaccano le truppe di Titurio e Cotta (III)

Ma i comandanti dei barbari ordinarono che fosse annunciato in tutto l'esercito che nessuno si allontanasse dal luogo e promisero ai soldati ciò che i Romani avessero lasciato.

Tuttavia i nostri riponevano ogni speranza di salvezza nel valore, e il battaglione avanzava in quella parte dalla quale cadeva un gran numero di nemici. Dopo essersi accorto di questa situazione, Ambiorige ordina che i soldati scaglino le frecce lontano e che non si avvicinino nella parte in cui i Romani aggrediscono: questo veniva eseguito senza alcun danno grazie alla leggerezza delle armi e all'esercitazione quotidiana.

Dopo aver sopportato molte ferite e disagi tanto grandi, tuttavia i nostri resistevano e, trascorsa la maggior parte del giorno, poiché si era combattuto dall'alba all'ottava ora, L. Cotta viene ucciso combattendo con la maggior parte ei soldati. I restanti si rifugiano nell'accampamento e reggono difficilmente l'assalto di notte; durante la notte ad uno ad uno, tutti, persa la speranza di salvezza, si uccidono. Pochi, che erano fuggiti di nascosto dalla battaglia, con un tragitto incerto attraverso i boschi, giungono agli accampamenti invernali dal legato T. Labieno e gli riferiscono notizie certe circa le azioni.

Sollevato da quella vittoria, Ambiorige si dirige subito con la cavalleria verso gli Aduatoci, che erano confinanti del suo regno: non si ferma né di notte, né di giorno e ordina che la fanteria si sposti con lui.

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