La clemenza si addice a un principe

Longius videtur recessisse a proposito oratio mea at mehercules rem ipsam premit. Nam si tu animus rei publicae...

Sembra che il mio discorso abbia deviato un pò troppo lontano dallo scopo prefisso, ma, per Ercole, riguarda da vicino l'argomento.

Infatti, se tu sei l'anima del tuo Stato, ed esso (lo Stato) è il tuo corpo, senz'altro vedi bene quanto ti sia necessaria la clemenza; infatti, mentre sembra che risparmi (nel senso di: "mentre sembra che hai pietà di, che salvi la vita a ") il prossimo, risparmi te stesso. Quindi si devono risparmiare anche i cittadini degni di biasimo, non diversamente da membra malate.

Infatti la clemenza è certamente secondo natura per tutti gli esseri umani, ma è onorevole soprattutto per gli imperatori. Quanto nuoce, infatti, la crudeltà personale? Però la crudeltà degli imperatori è guerra! La magnanimità si addice a qualsivoglia essere umano; questa magnanimità, tuttavia, ha uno spazio più ampio nella buona sorte.

La clemenza, in qualsiasi casa sarà entrata, l'assicurerà felice e tranquilla, ma in una reggia essa sarà tanto più straordinaria, in quanto è più rara. Ad una grande sorte si addice un animo grande; ed è caratteristico di un animo grande essere calmo e tranquillo e, dall'alto, non curarsi dei torti e delle offese.

Versione tratta da: Seneca

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