Un sofferto addio

Tullius s. Terentiae et Tulliolae et Ciceroni suis. Ego minus saepe do ad vos litteras quam possum propterea quod cum omnia mihi tempora …

Tullio dice salve ai suoi Terenzia, Tulliola e Cicerone. Consegno (al corriere) lettere per voi il meno spesso che posso, perché, sebbene tutti i miei momenti siano infelici, tuttavia, quando scrivo a voi, oppure quando leggo le vostre lettere, vengo sopraffatto dalle lacrime, al punto che non lo riesco a sopportare.

Perché magari fossimo stati meno desiderosi di vita! Certamente nella vita non avremmo visto niente di male o non molto. Perché se la sorte ci ha destinato a qualche speranza di recuperare un giorno qualche agio, allora da parte nostra si è sbagliato meno.

Se questi mali sono definitivi, io allora desidero vedere te al più presto, o vita mia, e morire in un tuo abbraccio, perché né gli dèi, che tu hai venerato in maniera scrupolosissima, né gli uomini, per i quali io mi sono sempre adoperato, ci hanno dimostrato riconoscenza. Noi siamo stati per tredici giorni a Brindisi, presso M. Lenio Flacco, un uomo ottimo, che per la mia salvezza ha trascurato il pericolo dei suoi beni e della sua vita. Magari noi potessimo prima o poi rendergli grazie!

Due giorni prima delle Calende di Maggio siamo partiti da Brindisi. Attraverso la Macedonia ci dirigevamo a Cizico.

Versione tratta da: Cicerone

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