Il tradimento di Pompilio Lenate
M. Cicerone, su richiesta di M. Celio, difese Popilio Lenate, della regione Picena, non con minor cura che eloquenza, e rimandò quello, vacillante per un processo piuttosto incerto, salvo dai suoi Penati, tenendo una encomiabile orazione in suo favore.
Questo Popilio poi fece una cosa vergognosa, degna di essere ricordata, egli infatti pur non essendo stato offeso da Cicerone, ne con un'azione né con una parola, di propria iniziativa (ultro)
chiese a Marco Antonio di essere mandato a inseguire e uccidere quello una volta che era stato proscritto: e dopo aver ottenuto l'incarico (partibus) del detestabile compito, esultante di gioia corse a Gaeta e comandò all'uomo, che avrebbe privatamente dovuto venerare, di porgere la gola e subito tagliò la testa dell'eloquenza Romana e la mano destra celeberrima per la lunga e tranquilla pace (che aveva assicurato).
E con quel sacchetto, come con un ricco bottino, tornò vispo a Roma. E a lui, che portava quel peso macabro non venne in mente che portava quella testa che un tempo aveva lottato per la sua vita (lett. testa).
Versione tratta da: Valerio Massimo