La paura trae in inganno un esploratore

P. Considio, esperto di arte militare era stato nell'esercito di Lucio Silla e poi in quello di Marco Crasso: egli viene mandato avanti insieme agli esploratori.

All'alba, mentre la cima del monte era occupata da Labieno, mentre Considio distava dall'accampamento dei nemici non più di mille e cinquecento passi e, come poi si viene a sapere dai prigionieri non essndo conosciuta la sua azione né quella di Labieno, Considio scatena il cavallo e corre da lui (Cesare), e dice che il monte è occupato dai nemici: che egli l'aveva capito dalle truppe e dalle insegne Galliche.

Cesare ritira le sue truppe sul colle più vicino e schiera l'esercito. Labieno come gli era stato indicato da Cesare, aspettava i nostri sul monte e si asteneva dalla battaglia. Poi, a giorno inoltrato, Cesare seppe sia che il monte era occupato dai suoi, sia che gli Elvezii avevano spostato l'accampamento, sia che Considio era stato atterrito dalla paura: che egli aveva immaginato come visto ciò che non aveva visto.

Quel giorno segue i nemici alla consueta distanza e pone l'accampamento a tremila passi dal loro accampamento.

Versione tratta da: Cesare

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