Avvenimenti dopo la battaglia di Canne

Post eam pugnam multae Italiae civitates, quae Romanis paruerant, se ad Hannibalem transtulerant. Hannibal Romanis obtulit ut captivos, quos fugientes ceperat, quocumque modo vellent...

Dopo quella battaglia molte città dell'Italia, che avevano obbedito ai Romani, erano passate dalla parte di Annibale.

Annibale offrì ai Romani di riscattare in qualsiasi modo volessero i prigionieri che aveva catturato in fuga; dal senato venne risposto che a Roma non erano necessari cittadini tali che, pur essendo armati, avevano potuto essere catturati in fuga. Successivamente quello li uccise tutti per mezzo di vari sistemi di supplizio, e mandò a Cartagine tre moggi (come a dire: "tre chili") di anelli d'oro che aveva tirato via dalle mani dei cavalieri Romani, dei senatori e dei soldati.

Nel frattempo in Spagna, dove Asdrubale, il fratello di Annibale, era rimasto con un grande esercito allo scopo di assoggettare tutta quella agli Africi (ai Cartaginesi), egli viene sconfitto dai due Scipioni, i comandanti Romani, e nella battaglia perde trentacinquemila uomini. Tre anni dopo l'arrivo di Annibale in Italia, il console M. Claudio Marcello combatté con successo contro di lui presso Nola, una città della Campania.

Nel medesimo periodo anche Filippo, il re della Macedonia, il cui regno, a causa della minaccia dei Greci, si trovava in grande pericolo, inviò dei portavoce ad Annibale, promettendogli rinforzi contro i Romani a questa condizione: che, una volta distrutti i Romani, egli a sua volta ricevesse da lui (da Annibale) dei rinforzi contro i Greci.

Versione tratta da: Eutropio

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