Curione convince i suoi soldati a combattere

Qua oratione permoti, milites crebro ...

Scossi da questo discorso, i soldati interrompevano ripetutamente Curione persino mentre parlava e, allo scopo di allontanare da sé il sospetto di tradimento, ognuno esponeva a gran voce ciò che provava nell'animo.

Successivamente mentre egli si allontana dall'assemblea, tutti quanti lo incitano ad essere intrepido e a non esitare ad intraprendere il combattimento, e a mettere alla prova la loro lealtà e il loro valore. Per la qual cosa, poiché sia la volontà sia il parere di tutti erano mutati, Curione decise di attaccare battaglia non appena si fosse offerta l'opportunità.

Il giorno seguente dispone le proprie truppe sul campo di battaglia. Neanche Azio Varo esita a far avanzare le truppe, allo scopo di non perdere la possibilità di combattere in una posizione vantaggiosa. C'era, in mezzo ai due eserciti, una vallata non grande, ma dalla salita aspra e impervia; sia l'uno che l'altro dei due aspettava di vedere se le truppe dei nemici tentassero di passare, per ingaggiare la battaglia in una posizione più vantaggiosa.

All'improvviso, dal lato sinistro, tutta la cavalleria di Azio e moltissimi soldati dall'armatura leggera si calano nella vallata. Contro di loro, Curio invia la cavalleria e due coorti di Marrucini; i cavalieri dei nemici non ressero il primo assalto di costoro, e, incitati i cavalli, fuggirono indietro in direzione dei loro compagni.

Versione tratta da: Cesare

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