Gallus et pavo in area saepissime inter se de principatu altilium contendebant et quod neuter victoriam ultimam consequi poterat ...

Un gallo ed un pavone, in un'aia, si scontravano spessissimo tra loro per l'egemonia sugli animali da cortile e, poiché nessuno dei due riusciva a conseguire la vittoria definitiva, alla fine il gallo propose che lo sparviero fosse chiamato come giudice della contesa, sperando che quello sarebbe stato un giudice a lui favorevole. Riteneva, infatti, che egli sarebbe comparso al cospetto dello sparviero insieme al pavone e che quello (il pavone), di certo, per via della bellezza del corpo, sarebbe stato catturato e divorato dall'uccello rapace.

Dopo però che il gallo e il pavone si furono recati davanti al giudice, vale a dire allo sparviero, per esporre la loro causa, lo sparviero afferrò il gallo, e già era sul punto di divorarlo, quando il gallo, meravigliato e impaurito, disse: Non devi divorare me, ma colui che ti ho portato!

A lui lo sparviero rispose con durezza: Non credere, o sciocco, che tu oggi possa sfuggire ai miei artigli; infatti è giusto che proprio tu sperimenti ciò che volevi che io facessi al pavone! Prepara la rovina per sé colui che in maniera infame organizza un agguato agli altri.

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