I Romani e i banchetti

M. Varro aptum iustumque numerum convivarum existimavit ac de mensis secundis et de bellariis scripsit. Is dicit convivarum numerum incipere oportere a Gratiarum numero et progredi ad Musarum ...

M. Varrone valutò il numero corretto e adeguato di commensali, e scrisse in merito ai secondi piatti e ai dolciumi.

Egli afferma che è bene che il numero dei commensali cominci dal numero delle Grazie e vada avanti fino al numero delle Muse, in maniera tale che, quando i commensali sono di meno, non siano meno di tre, quando siano il massimo, non siano più di nove. Infatti non è bene che i commensali siano molti, perché una folla è per lo più rumorosa.

Inoltre il banchetto è determinato da quattro cose: se sono stati radunati brav'uomini, se il luogo è scelto, se il tempo è scelto, se non è stata trascurata la preparazione.

È bene scegliere commensali né verbosi, né taciturni, perché la facondia deve stare nel Foro e presso i tribunali, il silenzio, invece, deve stare non in un banchetto, ma in camera da letto.

Versione tratta da: Gellio

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