I Sabini debellati con un astuto inganno

Tarquinius Priscus, Romanorum rex, postquam in regnum Anco Marcio successit …

Tarquinio Prisco, il re dei Romani, dopo essere succeduto nel regno ad Anco Marzio, intraprese di nuovo la guerra con i Sabini.

Per questo, raddoppiò le centurie dei cavalieri, ed arruolò nuove legioni, ma i Romani, sebbene avessero più forze armate dei nemici, non potevano ottenere la vittoria. Allora Tarquinio si servì di un astuto tranello: inviò alcuni soldati, affinché raccogliessero una grossa quantità di pezzi di legno che giacevano sulla sponda dell’Aniene, la incendiassero, la mettessero sopra delle zattere, e la gettassero nel fiume; nel frattempo, ordinò che i Romani aggredissero l’accampamento dei nemici.

Grazie all’aiuto del vento e della corrente, i pezzi di legno infuocati giungono fino al ponte presso l’accampamento dei Sabini, si incagliano ai pilastri, bruciano il ponte. Questa cosa, peraltro, provocò ai Sabini il terrore durante la battaglia, e impedì loro la fuga: molti, che erano sfuggiti ai Romani (ossia: “che non erano stati uccisi dai Romani”), morirono nel fiume.

E così, i cadaveri e le armi dei nemici, che scorrevano nel Tevere, a Roma annunciarono la vittoria prima che i messaggeri di Tarquinio giungessero nella città.

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