In Sicilia un'epidemia di peste distrugge l'esercito cartaginese

In Sicilia in locum Hamilcaris imperator Himilco succedit. Qui, cum navali terrestrique bello proelia secunda fecisset, multasque civitates cepisset, repente ob pestilentis sideris vim influsso totum exercitum amisit...

In Sicilia, Imilco succede al posto di Amilcare in qualità di comandante supremo. Costui, dopo che ebbe compiuto delle battaglie favorevoli, in una guerra sia navale, sia sulla terraferma, e dopo che ebbe conquistato molte città, all'improvviso perse tutto l'esercito a causa dell'influsso di un'epidemia.

Quando questa cosa venne riferita a Cartagine, la popolazione fu affranta: il pianto e il lamento erano ovunque, tutte le strade e tutti gli edifici risuonavano delle grida, come se la stessa città fosse stata conquistata: le case private erano state chiuse, i templi degli dei erano stati chiusi, tutte le cerimonie sacre erano state sospese.

Poi tutti si radunano dalle parti del porto, e ai pochi soldati che uscivano dalle navi – che erano sopravvissuti alla strage dell'epidemiae che erano ritornati in patria –si chiede dei propri figli, parenti e amici. Quando però agli sventurati apparve chiara la morte dei loro cari, a quel punto, in tutta la spiaggia si sentivano i gemiti di coloro che piangevano, le grida e i deboli lamenti delle madri.

Tra queste cose, avanza dalla propria nave il comandante supremo Imilco, malvestito con un abito sporco e degno di uno schiavo: al cospetto di lui si riuniscono le schiere di coloro che piangono.

Versione tratta da: Giustino

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