Pompeo sconfigge i pirati

Piratis omnia maria infestantibus, cum multae Romanorum naves iam captae et demersae essent, senatus, ...

Sesto Pompeo, dopo essere stato sconfitto in Spagna, presso Munda, e dopo aver perso il fratello, una volta raccolti i resti dell’esercito, si diresse in Sicilia, dove, liberati gli ergastolani, e allestita una flotta, assediò Siracusa per lungo tempo.

A quel punto i Siracusani, costretti dalla mancanza di viveri, chiesero aiuto alle altre città della Sicilia, ed ingaggiarono con Sesto una violenta battaglia navale; costui, dopo che ebbe sconfitto i Siracusani e i loro alleati, e dopo che ebbe catturato molte navi dei nemici, si impossessò dell’egemonia sul mare. Infatti Sesto, per mezzo della sua enorme flotta, aggrediva le navi da carico dei Romani e, una volta bloccati i vettovagliamenti, tormentava Roma e l’Italia.

A quel punto cominciò a dichiararsi figlio di Nettuno, e calmava il dio per mezzo di buoi e cavalli dorati. Allora Antonio e Cesare, inviati a Siracusa dal senato, strinsero un accordo con Sesto Pompeo, affinché i traffici marittimi dei Romani venissero liberati dalle imboscate di costui. Una volta stipulata la pace, mentre Sesto banchettava sulla propria nave insieme ad Antonio e a Cesare, disse, in maniera non poco acuta – Queste sono le mie carene!

– perché, a Roma, Antonio aveva la propria casa nelle Carène. Dopo pochi mesi, una volta che Cesare era stato ucciso dai congiurati, e che da Antonio era stato infranto l’accordo, Sesto, poiché era stato sconfitto da Ottaviano in una battaglia navale, si rifugiò in Asia, dove venne ucciso dai soldati di Antonio.

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