Voci senza corpo nella reggia incantata

Iamque sufficienti recreata somno, Psyche placido resurgit animo: videt lucum ...

Rinfrancata ormai da un sonno sufficiente, Psiche si sveglia con animo tranquillo: vede un bosco disseminato di alberi alti ed ampi, vede una sorgente di acqua più che limpida e, al centro del bosco, vede un palazzo reale, costruito non da mani umane, ma per mezzo di arti divine.

Attratta dalla piacevolezza di simili luoghi, Psiche si accostò più vicino, ed entrò al di là della soglia: esamina le cose una per una, e dall'altra parte del palazzo vede magnifici magazzini pieni di grandi ricchezze.

E non esiste nulla che non sia in quel luogo. Ma al di là della meraviglia di una ricchezza tanto grande, era straordinario principalmente questo: il fatto che quel grande tesoro non era protetto da nessuna catena, da nessuna serratura, da nessun custode. A lei, che ammirava con enorme piacere queste cose, si offre una certa voce priva del proprio corpo, e dice: Perché, o padrona, ti sorprendi di beni tanto vasti?

Tutte queste cose sono tue. Noi, delle quali tu ascolti le voci, siamo tue schiave. Poiché lì intorno non vedeva nessuno, Psiche capì che quelle voci evanescenti erano un presagio della divina provvidenza.

Versione tratta da: Apuleio

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