A cena da un riccone

Multi Romanorum frugalem maiorum vitam…

Molti tra i Romani abbandonarono il frugale tenore di vita degli antenati e furono famosi per l'eccesso di cibo e per la mancanza di moderazione.

Il ricchissimo Rufo Nasidieno, cavaliere Romano, per stupire gli amici, imbandiva banchetti squisiti per i suoi ospiti dal tramonto fino all'alba: i commensali, tra i quali c'erano l'illustre cavaliere Mecenate e il poeta Vario, assaporavano in primo luogo il cinghiale Lucano con lattuga e radici e, per placare la sete, bevevano il vino Cecubo, o Albano, o Falerno.

E il commensale Vibidio chiese calici più grandi! In seguito Nasidieno ordinò ai servi di presentare i piatti con di aspetto straordinario: uccelli, ostriche, pesci tra i quali la murena con la salsa con le interiora di pesci del fiume Ebro. Infine dai fanciulli furono servite le membra trinciate di una gru, il fegato di un'oca bianca e spalle di lepri con i lombi.

A ragione il poeta Lucilio scrisse circa i suoi contemporanei Romani: "Godete ingordi, divoratori, godete ventri!" (da Orazio)

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