Gli scritti degli Epicurei secondo Cicerone - versione latino LITTERA LITTERAE

Gli scritti degli Epicurei secondo Cicerone
versione latino libro littera litterae

Est enim quoddam genus eorum qui se philosophos appellari volunt, quorum dicuntur esse Latini sane multi libri; quos non contemno equidem,...

C’è infatti un certo genere di quelli, che vogliono essere chiamati filosofi, di questi si dice che davvero molti libri Latini sono loro;

non disprezzo invero questi, poiché non li ho mai letti; ma poiché quelli stessi, che li scrivono, dichiarano di scrivere né con precisione, né con ordine né in modo corretto, né con gusto, trascuro una lettura senza alcun diletto. Infatti nessuno, che abbia studiato neppure mediocremente, ignora che cosa dicano e che cosa pensino coloro che si occupano di quella disciplina.

Per questo motivo, non capisco, dal momento che come essi dicono non si affaticano, perché non si leggano se non tra quelli che la pensano allo stesso modo. Infatti, tutti quando leggono Platone e gli altri socratici e in seguito essi da questi sono dilettati, anche da coloro i quali queste cose o non approvano o non seguono con grande zelo; al contrario, generalmente, nessuno prende in mano Epicuro e Metrodoro eccetto i loro seguaci, così essi soli leggono questi Latini, che ritengono conveniente quanto essi abbiano detto.

A noi al contrario sembraqualunque cosa sia consegnata alle lettere, questa cosa debba essere conveniente alla lettura di tutte le persone di gusto; e che, se questa stessa cosa non può essere raggiunta appieno, non per questo motivo sentiamo che questa cosa debba essere così fatta.

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