Iram ne temperemus, sed ex toto a mente eam removeamus. Nec ulla res proderit magis quam cogitatio mortalitatis ...

Non tratteniamo la collera, bensì rimuoviamola del tutto dalla mente! E nessuna cosa sarà più utile che la riflessione sulla mortalità.

Ciascuno dica a sé stesso e al prossimo: A che cosa serve proclamare le collere e sprecare una vita breve come se fossimo stati generati per l'eternità? A che cosa serve impiegare i giorni che ci è concesso di dedicare ad un onesto piacere, al dolore di qualcuno?

Perché, immemori della nostra fragilità, ci facciamo carico di odi smisurati e, sebbene così fragili, andiamo all'attacco? Perché complichiamo la vita? Il Fato (ci) incombe sulla testa;

codesto tempo, che dedichi alla morte altrui, forse è in prossimità della tua (nel senso: "questi giorni che consumi augurandoti la morte altrui potrebbero essere i tuoi ultimi giorni e tu li avresti sprecati").

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