Etrusci duce Porsena iam in urbem ponte Sublicio irrupturi erant ...
Gli Etruschi, sotto la guida di Porsenna, stavano ormai per fare irruzione nella città attraverso il ponte Sublicio, quando Orazio Coclite occupò l'ultima parte del ponte e, combattendo audacemente, affrontò l'assalto dei nemici, mentre i commilitoni tagliavano il ponte alle sue spalle.
In seguito, quando si accorse che il ponte era stato tagliato, (e) la patria liberata dall'imminente pericolo, si tuffò armato nel Tevere. Gli dei immortali, commossi dal valore di Orazio, gli offrirono la salvezza: infatti né abbattuto dall'altezza del tuffo, né schiacciato dal peso delle armature e neanche ferito dalle frecce dei nemici, passò a nuoto il fiume e giunse illeso dai suoi. Pertanto Orazio Coclite attirò su di sé gli occhi di tutti, sia dei cittadini, esitanti tra la gioia e la paura, sia dei nemici che meravigliavano per l'ammirazione:
egli, infatti da solo con il suo scudo fu il difesa alla città. Gli Etruschi mentre si allontanavano da Roma dissero: "Abbiamo sconfitto i Romani, siamo sconfitti da Orazio". Nella stessa occasione anche Clelia portò a compimento una straordinaria impresa.
Infatti ella, essendo stata data insieme ad altre vergini come ostaggio a Porsenna, mentre fuggiva di notte dalla custodia dei nemici, salì a cavallo, velocemente attraversò il fiume e tornò a casa sua. Con questa impresa, Clelia non solo liberò se stessa dalla paura dei nemici, ma liberò anche la patria e, con il consenso di tutti, nel foro fu collocata una statua equestre per celebrare lei.