Augusto amava giocare a dadi
Aleae rumorem nullo modo Augustus expavit nam quicquid facere optabat semper fecit …
Augusto non temette in alcun modo le dicerie del dado, infatti egli fece sempre qualunque cosa desiderasse fare: giocò con schiettezza e apertamente, a scopo di divertimento, anche da vecchio.
E ciò non è una cosa dubbia, e chiunque conosce codesta verità. In una certa lettera autografa egli dice: "Ho cenato, o mio Tiberio, con i medesimi amici, ma sono venuti altri due commensali, dei nuovi amici, che qui nomino: Vinicio e il padre Silio.
Durante la cena abbiamo passato il tempo col gioco che preferiamo tra tutti: abbiamo giocato a dadi, sia ieri, sia oggi". E in un'altra lettera, egli scrive nuovamente: "O Tiberio mio, noi abbiamo trascorso le feste di Minerva in maniera abbastanza piacevole; infatti abbiamo giocato tutti i giorni, e abbiamo riscaldato il tavolo da gioco.
Tuo fratello ha mandato avanti la cosa con alte grida; alla fine, tuttavia, non ha perso molto, anzi, da grandi perdite, poco alla volta ha rimontato ha rimontato oltre l'aspettativa.