Gli argonauti incontrano l'indovino Fineo

Argonautae noctes diesque navigant et ad Bithyniae ripam appellunt …

Gli Argonauti navigano per notti e giorni ed approdano alla costa della Bitinia. Lì mentre si avvicinano alla reggia, vedono un vecchio triste e smagrito:

quello è l'indovino Fineo, al quale Apollo impose siffatto castigo: non appena introduce del cibo nella bocca, dal cielo scende uno stormo di Arpie, sordidi uccelli, mangia il cibo e sporca la tavola con gli escrementi. I soli Argonauti possono liberare Fineo, così come l'oracolo ha predetto. Mente gli eroi preparano la tavola e, al tramonto del sole, riposano sotto l'ombra delle querce, le Arpie calano a precipizio dal cielo, divorano il cibo di quelli, e risalgono di nuovo nel cielo.

Immediatamente i figli alati di Borea catturano le Arpie, ma non le uccidono, perché, per volere di Giove, interviene Iris e dice: Siffatte spaventose creature non tormenteranno mai più il vecchio Fineo. Fineo rende grazie agli Argonauti e predice loro molte cose utili circa la via d'uscita della Bitinia e circa il viaggio in Asia: le rupi Simplegadi costituiranno un grave pericolo.

Gli eroi le supereranno senza danni soltanto dopo che una colomba avrà superato illesa le rupi. Solo allora giungeranno con successo in Colchide, mèta del viaggio.

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